Gli acidi grassi essenziali o EFA sono acidi grassi insaturi che non possono essere sintetizzati dagli animali e, al pari degli altri nutrienti essenziali, devono essere ottenuti con la dieta. Nello specifico sono l’acido linoleico e l’acido alfa-linolenico.
L’incapacità degli animali di sintetizzare i due acidi grassi deriva dalla mancanza di due desaturasi, la delta-12 desaturasi (EC 1.14.19.6) e la delta-15 desaturasi (EC 1.14.19.25), enzimi in grado di inserire doppi legami cis oltre il carbonio 9.[1][9][15] Le due desaturasi sono presenti in organismi vegetali e microrganismi quali batteri, funghi e muffe.[10]
- La delta-12 desaturasi catalizza la sintesi dell’acido linoleico a partire dall’acido oleico inserendo un doppio legame sul carbonio 12, quindi tra i carboni 6 e 7 se numerati dall’estremità metilica della molecola.[15]
- La delta-15 desaturasi catalizza la sintesi dell’acido alfa-linolenico a partire dall’acido linoleico, inserendo un doppio legame sul carbonio 15, quindi tra i carboni 3 e 4 dall’estremità metilica della molecola. L’enzima è presente solo nel reticolo endoplasmatico e nei plastidi del fitoplancton e delle piante terrestri vascolari.[1][9]
L’acido linoleico e l’acido alfa-linolenico sono i capostipiti rispettivamente delle famiglie degli acidi grassi polinsaturi omega-6 e degli acidi grassi polinsaturi omega-3. Nel caso di mancanza nella dieta dei due acidi grassi essenziali, una condizione piuttosto rara, anche gli altri acidi grassi omega-6 e omega-3 diventano essenziali; per questo motivo questi lipidi da alcuni sono definiti acidi grassi semiessenziali.[9]
Nota: gli acidi grassi essenziali sono acidi grassi polinsaturi, ma non tutti gli acidi grassi polinsaturi sono essenziali, come quelli appartenenti alle famiglie degli omega-7 e omega-9.
Indice
La scoperta
La prima indicazione dell’esistenza degli acidi grassi essenziali risale al 1918, quando Hans Aron suggerì che il grasso assunto con la dieta potesse essere essenziale per il normale accrescimento degli animali e che, oltre al suo contributo calorico, ci fosse uno speciale valore nutritivo intrinseco derivante dalla presenza di alcune specifiche molecole lipidiche.[2]
Nel 1927, Herbert M. Evans e George Oswald Burr dimostrarono che, nonostante l’aggiunta alla dieta delle vitamine liposolubili A, D ed E, una carenza di grasso influenzava in modo grave sia la crescita che la riproduzione degli animali da esperimento, suggerendo la presenza in esso di una nuova sostanza indispensabile, che chiamarono vitamina F.[11]
Nel 1929, undici anni dopo il lavoro di Aron, Burr e sua moglie Mildred Lawson ipotizzarono che gli animali a sangue caldo non fossero in grado di sintetizzare quantità apprezzabili di certi acidi grassi e, un anno più tardi, scoprirono che l’acido linoleico era essenziale per gli animali.[7] E’ a questi due ricercatori che si deve la locuzione “acido grasso essenziale”.[8][19]
E fu solamente nel 1958, grazie al lavoro di Arild Hansen, che si ebbe la prima descrizione di una deficienza di acidi grassi essenziali nell’uomo, in particolare in neonati alimentati con una dieta a base di latte in cui tali acidi grassi erano assenti.[14]
Nel 1964, grazie alle ricerche di Van Dorp e Bergstroem, fu scoperta una delle loro funzioni biologiche, quella di essere precursori per la sintesi delle prostaglandine.[3][21]
Funzioni
Gli acidi grassi essenziali svolgono importanti funzioni biologiche.
- L’acido linoleico e l’acido alfa-linolenico possono essere utilizzati a scopi energetici, quindi andare incontro a beta-ossidazione.[22]
- A partire da essi gli animali, compreso l’uomo, sono in grado di sintetizzare, sebbene con efficienza variabile, gli altri membri delle famiglie degli omega-6, ad esempio l’acido arachidonico, e omega-3, ad esempio l’acido eicosapentaenoico e l’acido docosaesaenoico.[5][6][18]
- Gli acidi grassi essenziali sono componenti strutturali delle membrane cellulari, di cui, tra le altre cose, ne modulano la fluidità.[20][22]
- Sono essenziali, in particolare l’acido linoleico presente negli sfingolipidi dello strato corneo della pelle, per la formazione della barriera che si oppone alla perdita d’acqua dalla pelle stessa.[23]
- Hanno un ruolo cruciale nella prevenzione di molte malattie, in particolare delle malattie coronariche.[12][16]
Fonti alimentari
L’acido linoleico è il più abbondante acido grasso polinsaturo nella dieta occidentale, e rappresenta l’85-90% di tutti gli omega-6 ingeriti.[13] Le principali fonti per l’uomo sono diversi oli vegetali e i semi di molte piante.[4]
Alimenti | Acido linoleico (mg/g) |
Olio di cartamo | ∼ 740 |
Olio di girasole | ∼ 600 |
Olio di soia | ∼ 530 |
Olio di mais | ∼ 500 |
Olio di semi di cotone | ∼ 480 |
Noci | ∼ 340 |
Noci brasiliane | ∼ 250 |
Olio di arachidi | ∼ 240 |
Olio di colza | ∼ 190 |
Arachidi | ∼ 140 |
Olio di semi di lino | ∼ 135 |
L’acido linoleico è presente in discreta quantità anche in prodotti di origine animale, come le uova di gallina o il lardo, ma solo perché gli animali sono stati allevati con mangimi che lo contengono.[9]
Da notare che alcune tra le principali fonti di acido linoleico, come le noci, l’olio di semi di lino, l’olio di soia, e l’olio di colza sono anche ricche di acido alfa-linolenico.[17]
Tra le fonti più ricche di acido alfa-linolenico presenti nell’alimentazione umana si ritrovano l’olio di semi di lino, circa 550 mg/g, l’olio di colza, circa 85 mg/g, e l’olio di soia, circa 75 mg/g.
Altri alimenti ricchi di acido alfa-linolenico sono le noci, con un contenuto di circa 70 mg/g e i semi di soia, circa 10 mg/g.[1]
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