I dolcificanti sono additivi che, aggiunti a un alimento o a una bevanda, gli conferiscono un sapore dolce e, in alcuni casi, ne esaltano il sapore, al pari degli esaltatori di sapidità.[4][5]
Pur fornendo una dolcezza simile a quella dello zucchero da cucina o saccarosio, i dolcificanti non apportano calorie, e in questo caso sono definiti a zero-calorie o non nutritivi, o ne apportano molto poche.[8]
Sono aggiunti a una grande varietà di alimenti e bevande, quali latticini, come lo yogurt e i budini, cibi in scatola, marmellate e gelatine, bibite analcoliche, miscele in polvere per bevande, gomme da masticare, caramelle e dentifrici, nonché a tutti i prodotti commercializzati come “dietetici” o “senza zucchero”.
Secondo le normative UE sugli additivi alimentari, non tutte le sostanze dal sapore dolce sono classificate come dolcificanti.[4] Tra le sostanze escluse ci sono i monosaccaridi, quali glucosio e fruttosio, i disaccaridi, compresi, oltre ovviamente al saccarosio, gli altri presenti nell’alimentazione umana, quindi lattosio, maltosio e trealosio, e gli oligosaccaridi. Sono esclusi anche gli alimenti che li contengono e che sono utilizzati per le loro proprietà dolcificanti, ad esempio il miele, lo zucchero invertito, la melassa, lo sciroppo d’acero o quello di mais, e alcuni omogeneizzati di frutta.[5][14]
La presenza dei dolcificanti nei prodotti è riportata nella lista degli ingredienti presente sull’etichetta, dove ne è indicato il nome e/o con il numero E, al pari degli altri additivi alimentari eventualmente presenti.
In commercio sono disponibili in varie forme quali bustine, piccole pillole, polvere, o in forma liquida.
Sulla base delle evidenze scientifiche disponibili il loro uso, nelle quantità consentite, non è nocivo per la salute umana. Tuttavia, al pari degli altri additivi alimentari, anche i dolcificanti sono soggetti a periodiche rivalutazione della sicurezza.[9]
Indice
- Dolcificanti naturali e artificiali
- Potere dolcificante
- Esempi di dolcificanti
- Effetti sulla salute
- Bibliografia
Dolcificanti naturali e artificiali
I dolcificanti possono essere estratti dalle piante, essere prodotti utilizzando microorganismi, o essere sintetizzati.
Tra quelli di origine vegetali si hanno ad esempio la taumatina (E957), una miscela di proteine strettamente correlate estratta dal frutto della pianta Thaumatococcus daniellii, e i glicosidi steviolici (E960a) estratti dalle foglie della pianta Stevia rebaudiana, mentre la neoesperidina (E959) deriva dalla idrogenazione di un flavone glucoside presente nei fiori, frutti e scorza del pompelmo e dell’arancia amara.[3][6]
L’eritritolo (E968) deriva da processi fermentativi, ad opera di batteri, di zuccheri vegetali.
Infine, altri dolcificanti, come la saccarina (E954), sono sintetizzati artificialmente.
Potere dolcificante
Il potere dolcificante, misurato prendendo come riferimento il saccarosio, varia molto da molecola a molecola.
Alcuni dolcificanti, come i polioli, ad esempio il sorbitolo (E420) e lo xilitolo (E967), hanno una dolcezza pari o di poco inferiore al disaccaride. Altri hanno una dolcezza che è da qualche decina di volte maggiore, come i ciclamati (E952), a centinaia di volte maggiore, come l’aspartame (E951), l’acesulfame K (E950), la saccarina e il sucralosio (E955), o addirittura migliaia di volte maggiore, come la neoesperidina, la taumatina e il neotame (E961), rispetto a quella dello zucchero da cucina.[13]
Ovviamente, maggiore sarà il potere dolcificante del composto, minore sarà la quantità da utilizzare. Di conseguenza anche il loro apporto energetico, nel caso non siano a zero-calorie, è del tutto trascurabile.
Esempi di dolcificanti
Di seguito sono riportati i dolcificanti inclusi nell’elenco degli additivi alimentari la cui utilizzazione è stata autorizzata nella Comunità Europea in base al regolamento 1129/2011 della Commissione Europea pubblicato l’11 novembre 2011. Questo elenco è una modifica dell’allegato II del regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento Europeo, ed è stato a sua volta modificato nel 2013.[4]
Numero E | Additivo | Dolcezza rispetto al saccarosio |
E420 | Sorbitolo | 0,5-1 |
E421 | Mannitolo | 0,7 |
E950 | Acesulfame K | 200 |
E951 | Aspartame | 180-200 |
E952 | Ciclamati | 30 |
E953 | lsomalto | 0,5 |
E954 | Saccarina | 300 |
E955 | Sucralosio | 600 |
E957 | Taumatina | 2000-3000 |
E959 | Neoesperidina DC | 1900 |
E960a | Glicosidi steviolici dalla Stevia |
200-400 |
E960b | Glicosidi steviolici prodotti enzimaticamente |
200-400 |
E960c | Glicosidi steviolici glucosilati | 200-400 |
E961 | Neotame | 7000-13000 |
E962 | Sale di aspartame e acesulfame | 350 |
E964 | Sciroppo di poliglicitolo | 0,4-0,9 |
E965 | Maltitolo | 1 |
E966 | Lactitolo | 0,5 |
E967 | Xilitolo | 1 |
E968 | Eritritolo | 0,6-0,8 |
E969 | Advantame | 20000 |
Esistono differenze tra i dolcificanti autorizzati nella Comunità Europea e quelli autorizzati negli Stati Uniti, solo sei, o in Gran Bretagna, solo otto.[7][13]
Effetti sulla salute
Sulla base delle evidenze scientifiche attualmente disponibili, i dolcificanti in uso sono sicuri per la popolazione generale, comprese le donne in gravidanza.[9] Tuttavia, in presenza di particolari condizioni il consumo di alcuni di loro dovrebbe essere limitato o evitato.
L’aspartame dovrebbe essere evitato in caso di fenilchetonuria, essendo una fonte di fenilalanina, un aminoacido che le persone affette da questa rara malattia genetica non sono in grado di metabolizzare.
I polioli, naturalmente presenti in molti frutti e vegetali, se consumati in grande quantità possono avere un effetto lassativo. Nel caso in cui costituiscano più del 10% del prodotto, l’etichetta deve riportare che il suo consumo eccessivo può avere effetti lassativi.[7] La riduzione dell’assunzione di polioli è uno dei suggerimenti della low FODMAPs diet, spesso consigliata ai soggetti affetti da sindrome del colon irritabile.[11]
Sono contradditori i risultati degli studi che hanno cercato di correlare l’uso dei dolcificanti con la perdita di peso e il contrasto all’obesità, mentre non ci sono evidenze che aumentino l’appetito.[10][12]
La loro assunzione dovrebbe essere preclusa, in via precauzionale, ai bambini di età inferiore ai due anni.[2]
Poiché un elevato consumo di zucchero aumenta il rischio di carie dentali, il loro utilizzo, sempre che l’alimento non contenga zuccheri, ne riduce il rischio.[7]
Va sottolineato che i dolcificanti non sono causa di cancro.[1]
Bibliografia
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